- 28 Ottobre 2007
Si chiama Paul Hewson ma con questo nome lo conoscono in pochi. Come Bono, cantante degli U2, lo conoscono tutti. E lo conoscono tutti anche come rompiballe. Sono famose le sue battaglie per convincere i Paesi ricchi a cancellare il debito dei Paesi poveri. E anche le sue campagne per aumentare gli stanziamenti per la lotta contro l’Aids in Africa. Dove c’è una giusta rivendicazione là c’è Bono ad incitare le Nazioni ricche a ricordarsi che esistono anche le Nazioni povere. Ma voi come definireste una nazione ricca? Possiamo dire una nazione che grazie alle tasse dei suoi cittadini ha molte risorse? Se lo diciamo ci andiamo vicini. E che cosa succede se i ricchi dei Paesi ricchi non pagano più le tasse? Succede che i Paesi non sono più ricchi abbastanza per attuare quella solidarietà che tanto richiede il nostro Bono. Ma Bono, stufo di pagare qualcosa come 765 mila euro di tasse, ha spostato la sua società dall’Irlanda all’Olanda dove le tasse sui diritti d’autore sono molto più basse. Tutto legittimo, si intende. Resta la sorpresa visto che gli U2 guadagnano sui 210 milioni di euro all’anno. La solidarietà? La cancellazione del debito? La lotta all’Aids? I governi lo facciano ma senza i soldi di Bono. E’ ormai una regola generalizzata, il saliscendi. Quando la ricchezza sale, la voglia di pagare le tasse scende.
- 22 Ottobre 2007
Burlando. Con un cognome del genere sei autorizzato a credere che sia tutto uno scherzo. Possibile che il Governatore di una regione come la Liguria possa prendere un’autostrada contromano? Possibile che possa guidare una macchina senza patente? Possibile che, arrivata la polizia si difenda sostenendo che la patente non ce l’ha perché non gli entra nel portafogli? Possibile che però in questo portafogli ci sia spazio per il tesserino da deputato, documento senza senso per uno che deputato non è più? Possibile che a questo punto l’ex deputato mostri proprio il documento scaduto? Possibile che alla fine per farsi bello chieda di essere punito, ma solo dopo che il caso è scoppiato? Possibile che pensi che la gente creda a questa serie incredibile di burle? No, Burlando, troppo facile. Era meglio se lei avesse detto, come ha detto Franco Giordano, segretario di Rifondazione, che stava andando alla Festa dell’Unità. Così, tanto per burla. (questa storia che, beccati dai vigili, non si dica più “Lei non sa chi sono io”, ma “Sto andando alla Festa dell’Unità” è un grande cambiamento antropologico. E’ una formula multiuso. “Puzzo? Non mi sono lavato ma sto andando alla Festa dell’Unità”. Oppure: “Sì, è vero, ho corrotto un giudice, ma sto andando alla Festa dell’Unità”. Fino al sublime: “Sono un lavavetri, lo confesso, ma sto andando alla Festa dell’Unità”. Vietato pensare: “Sono Massimo D’Alema, ma sto andando alla Festa dell’Unità”)
- 21 Ottobre 2007
Daria Bignardi parla male di lei. Approfittando di una intervista a sua figlia Lucrezia Lante della Rovere insinua che Marina Ripa di Meana è una pazza. Marina si adonta. Reagisce. Insorge. E non certo per desiderio di ribalta. Guai a chi osa pensare che voglia approfittare dell’occasione per far parlare di sé. E’ solo questione di principio. Come si permette Daria Bignardi? Non ci ho dormito la notte, si lamenta Marina. E le scrive, dura: “Tu sei una discreta giornalista di una importante televisione nazionale”. Notare: discreta…”Come ti sei permessa?” E spiega che non le va di essere dipinta peggio della Franzoni. Ma poi è lei stessa che ricorda di essersi definita una volta, proprio con la Bignardi, una specie di Erode. “Ma era un’iperbole”. Iperbole per iperbole, pazza no? Intanto Carlo Ripa di Meana, il marito, ricorda quella volta che, pazza gelosa, gli spaccò la tibia con un calcio. La Bignardi per ora sembra che dorma tranquilla. Marina l’ha solo sfidata ufficialmente a duello. “L’arma? Pesci in faccia, frustate o calci in culo”, dice. E guai a dire che Marina è pazza!
- 17 Ottobre 2007
Adesso ci si mette anche Afef. Richiesta di giudizi sulle primarie dice che Veltroni “se lo lasceranno lavorare, farà molto bene”. Non se ne può proprio più. Attenzione. Io non dico che Afef non deve parlare di politica, come quelli che si inquietano quando la Marini parla di nucleare e la Stefanenko di relativismo etico. Se si fa parlare Gasparri ci mancherebbe altro che tappassero la bocca alla Parietti. Dico che non se ne può più di quelli che “lasciatelo lavorare”. Cominciò Berlusconi, un giorno, con questa lagna. Ma fu subito straimitato a sinistra. Lasciatemi lavorare. Ma perché debbo lasciarti lavorare? Tu lavora, e già che ci siamo, lasciami fare l’opposizione. L’oppositore si oppone, disturba il manovratore, lo controlla ai limiti del fastidio, lo importuna. Il compito di chi governa è lavorare e di chi si oppone di non farlo lavorare tranquillo. E’ la democrazia. Ma noi ce ne infischiamo della democrazia. Noi vogliamo il dittatore. Decide lui e tutti gli altri zitti. A noi piacciono quelli col carisma. Che strazio questo carisma. Ma che cos’è il carisma? Dove si compra? Come si riconosce? Chi lo giudica? A me piace l’uomo buono, giusto, intelligente, di buon senso. Quello col carisma mi fa paura. Lasciatemi dire.
- 8 Ottobre 2007
Sandra Milo io me la ricordo immersa in una vasca da bagno, nuda, coperta solo di garofani rossi. Così, spiritosamente, voleva commentare il suo amore per il partito socialista e per il suo leader Bettino Craxi. Sandra è fatta così. Ha sempre avuto un debole per i leader. E così non deve sorprendere se a Buona Domenica ha confessato che si è innamorata anche di Enrico Berlinguer. “Sono andata nel suo hotel, a Venezia, e l’ho atteso fino alle tre di notte”, ha raccontato a Paola Perego. “Quando è arrivato ci siamo guardati a lungo mentre saliva dal porticciolo e tutto è iniziato da lì”. Tutto è iniziato da lì, dal lungo sguardo che Enrico ha scambiato con Sandra mentre saliva dal porticciolo di Venezia. Io avrei voluto indagare su quale fosse il porticciolo di Venezia del quale Sandra Milo stava parlando. Ma ho lasciato perdere perché Sandra continuava con le sue rivelazioni. A 16 anni si era già innamorata di un altro grande mito del comunismo internazionale. Nientemeno che Karl Marx. Ma mentalmente, ha precisato Sandra che sa fare i conti dei lustri e dei secoli. Io non mi perderò la prossima puntata di Buona Domenica. Paola Perego le chiederà sicuramente di fare uno sforzo e di tentare di memoria. E Sandra, sempre più commossa, ricorderà di quando, salendo la scalinata del Campidoglio, scambiò uno sguardo di fuoco con Numa Pompilio. Tutto cominciò da lì, spiegherà Sandra pregando Paola di non chiederle di più. Anche la memoria ha un limite.